Internet è sempre più mobile e in pochi anni i surfer “da portatile” (cellulari, netbook, iPad, eBook), oggi 10 milioni, saranno più dei navigatori da pc. Guardano con attenzione a queste evoluzioni le media company che stanno sperimentando nuovi modelli di business, anche per cercare di compensare il forte calo di ricavi registrato nel 2009 (-9%), imputabile alla componente tradizionale che ha bruciato in un anno oltre 2 miliardi di euro, a fronte di una crescita di 500 milioni di euro della componente digitale.

Sono questi alcuni dati emersi dal convegno “Mobile Content & Internet: in gioco nuovi business model”, promosso dall’Osservatorio Mobile Content & Internet della School of Management del Politecnico di Milano, in collaborazione con l’Ict Institute e il Mef – Mobile Entertainment Forum, al Campus Bovisa del Politecnico di Milano.

Nel 2009 i ricavi degli operatori di telefonia derivanti dai servizi di telecomunicazione mobile sono diminuiti del 3%, passando in termini assoluti da 21.759 a 21.135 milioni di euro, per effetto di dinamiche di segno contrastante. Da un lato, aumentano i servizi di connettività mobile a banda larga relativi sia ai telefonini, il cosiddetto mobile internet, che cresce del 17%, sia alle internet key e connect card per notebook e netbook, che crescono del 26%. Dall’altro lato, diminuiscono i servizi più tradizionali come voce (-4%) e messaggistica sms/mms (-2%), ma anche i servizi più innovativi – e più lontani dal dna delle Telco – come la vendita di mobile content (informazioni, giochi, video, musica, loghi, suonerie, ecc.) e la raccolta pubblicitaria (Mobile Advertising).
“Questi numeri evidenziano chiaramente la strada maestra su cui gli operatori di telefonia mobile stanno puntando: se fino a ieri sembravano voler presidiare direttamente anche l’offerta di contenuti e la gestione della pubblicità sul canale mobile, oggi preferiscono puntare a generare ricavi dalla mobile broadband, ed in particolare dalla sua componente più innovativa rappresentata dal mobile internet” ha commentato Filippo Renga, responsabile Ricerca Mobile Content & Internet della School of Management del Politecnico di Milano. “Si è, infatti, oramai innescato nel mercato del mobile internet un circolo virtuoso spinto da diversi fattori: l’introduzione da parte di tutti gli operatori di interessanti piani tariffari Flat (+68% di ricavi da tariffe flat nel 2009); i notevoli investimenti in comunicazione verso il mercato; gli accordi tra gli operatori di telefonia e i principali brand del web (social network, in particolare); la sempre maggiore diffusione di smartphone con una buona capacità di navigazione – ha continuato -. Questi fattori spingono un numero crescente di utenti verso il mobile internet (abbiamo già superato i 10 milioni di utenti unici al mese), inducendo a loro volta un numero sempre maggiore di content provider (web company, media company, ecc.) a sviluppare un’offerta di contenuti ottimizzata per la fruizione in mobilità”.
A fronte di questo buon andamento del mobile internet, crolla, invece, del 20% la vendita dei contenuti per cellulari per effetto di fenomeni opposti: il declino di alcuni comparti di offerta più tradizionali (come i loghi, le suonerie, i giochi java, i servizi sms di infotainment, ecc.), che bruciano nel 2009 oltre 160 milioni di euro; la notevole crescita dei nuovi comparti di offerta abilitati dal paradigma del mobile internet e degli application store, che generano tuttavia ricavi ancora estremamente contenuti in valore assoluto (ben poche decine di milioni di euro). Ma al di là dei piccoli numeri in gioco, il nuovo paradigma del mobile internet e degli application store si sta rivelando un potente laboratorio di innovazione digitale, in cui stanno avvenendo alcune importanti sperimentazioni di nuovi modelli di business: il lancio delle applicazioni a pagamento, le prime forme pay di abbonamento all’utilizzo delle applicazioni, l’uso dell’in-app billing per fare acquistare contenuti o servizi aggiuntivi all’interno delle applicazioni, i primi modelli di offerta freemium su mobile internet (basati sui sistemi di billing degli operatori) e la vendita di pubblicità nelle applicazioni.

Questi nuovi modelli di business sono abilitati dalle importanti trasformazioni in atto nel mondo degli smartphone, in cui si sono affermate come nuovi protagonisti culturali aziende molto diverse da quelle tradizionali: Apple, in primis, che, con il lancio dell’iPhone, ha dato inizio al nuovo paradigma del mobile internet e degli application store, e Google, che con il sistema operativo Android, ha fatto il suo ingresso “prepotente” nel mondo mobile. “Siamo convinti – ha concluso Andrea Rangone, Responsabile Scientifico Osservatorio Mobile Content & Internet della School of Management del Politecnico di Milano – che tutte queste innovazioni che stanno avvenendo in ambito mobile, sia a livello di modelli di business sia di soluzioni tecnologiche, condizioneranno pesantemente nei prossimi anni anche il mondo dell’internet ‘tradizionale’: basti pensare che, con il lancio dell’iPad, il modello degli application store viene introdotto anche nel comparto dei notebook e dei netbook, con conseguenze – ne siamo convinti – rivoluzionarie nei prossimi anni. Guardano con particolare attenzione a queste innovazioni le aziende Media che, dopo aver ‘bruciato’ nel 2009 oltre 2 miliardi di euro nei comparti tradizionali (carta stampata, tv analogica, ecc.), sperano ora di trovare nei nuovi canali digitali nuove fonti di ricavo, sia dalla vendita di contenuti premium che da nuovi formati di pubblicità”.

Fonte: Il Velino

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