Strana cosa, il destino. Rinunci alla tua partita di tennis settimanale e scopri i resti di un dinosauro. È quanto accadde nel 1980 a Giovanni Todesco, che in quel soleggiato sabato mattina decise di non emulare Björn Borg e John McEnroe, ma di dedicarsi alla sua passione più grande: i fossili. Fu così che, dopo aver caricato martello e scalpello nell'auto, partì con moglie e figli alla volta di Pietraroja, in provincia di Benevento, famosa per la sua cava di calcare. La famiglia iniziò l'esplorazione del sito, disturbata dalla presenza di ruspe al lavoro, manovrate da operai che stavano prelevando materiale per costruire una strada. 
FotoFrammenti di fossili


Giovanni vide qualcosa, una macchia nera fra le stratificazioni. Dovette far presto, un cingolato stava arrivando. Staccò velocemente una lastra, la caricò in macchina in fretta e furia, e la sera, giunto a casa, si prese del tempo per osservarla con attenzione. Nel pezzo di pietra era conservato un animale, indubbiamente un rettile: credendo si trattasse dei resti di una semplice lucertola, Todesco non diede molta importanza a ciò che gli si parava davanti, e conservò il fossile in casa sua per anni.

La leggenda vuole che Jurassic Park, il famosissimo film di Steven Spielberg, ci mise lo zampino: dopo averlo visto, infatti, Giovanni si convinse di avere tra le mani una vera e propria rarità. Si mise quindi in contatto con Giorgio Teruzzi, un rinomato paleontologo. Quest'ultimo esaminò il reperto, capì che si trattava di un piccolo dinosauro carnivoro, e lo portò con sé al Museo Civico di Storia Naturale di Milano

Fu lì che Marco Signore e Cristiano dal Sasso, due dei massimi esperti italiani del settore, iniziarono ad analizzarlo in maniera approfondita. Ciò che scoprirono fu a dir poco stupefacente. 

Lo Scipionyx Samniticus - ribattezzato Ciro dalla stampa italiana, in riferimento alle sue origini campane - fu il primo dinosauro ritrovato nel Bel Paese. Ciò confermò che durante l'era mesozoica la nostra penisola non era completamente sommersa dall'acqua, come si riteneva erroneamente in precedenza. E non solo: è anche l'unico esemplare della sua specie attualmente rinvenuto, nonché uno dei fossili meglio conservati esistenti al mondo, poiché ancora dotato di organi interni e fibre muscolari perfettamente visibili. Cirovisse durante il basso Cretaceo, circa 110 milioni di anni fa, e al momento della sua morte era ancora un cucciolo: misura soltanto 50 centimetri dal muso alla coda, anche se i paleontologi ritengono che da adulto avrebbe potuto superare i due metri di lunghezza. Appartiene alla famiglia dei Compsognatidi, piccoli dinosauri ricoperti di "proto-piume" evolutisi dallo stesso gruppo che diede origine ai Tirannosauri, ai Velociraptor e agli uccelli.



FotoProfilo di Velociraptor




FotoArcheologi al lavoro sugli scavi

Appena sgusciato fuori dall'uovo, con la fontanella fronto-parietale aperta sul capo - proprio come i nostri neonati - e il ventre ancora pieno di una piccola riserva di tuorlo, lo Scipionyx ebbe giusto il tempo di esplorare l'ambiente circostante, compiere qualche incerto passo sulle sue zampette, crogiolarsi al tepore del sole, e assaporare i primi pasti. Gli scienziati sono stati addirittura in grado di determinare l'ordine dei cibi ingeriti dall'animaletto: scaglie di una sardina, un piccolo rettile, un altro pesce, e infine la zampa di una grande lucertola, procacciata e sminuzzata per lui dai suoi genitori.

Lo Scipionyx, tuttavia, non ebbe nemmeno modo di digerire il tutto. Secondo le ricostruzioni degli esperti, un uragano o una forte tempesta lo spazzarono via improvvisamente, facendolo precipitare in mare. Ciro, in sintesi, morì annegato. Il suo corpo si depositò sul fondale fangoso e pietroso dell'oceano lungo il quale viveva, e fu immediatamente sepolto da una coltre di soffici sedimenti. Ed è qui che, paradossalmente, si compì un vero e proprio miracolo. L'azione degli agenti chimici contenuti nelle acque marine, unita a quella delle sostanze minerali che impregnavano le rocce circostanti, diede il via a un processo di fossilizzazione rapidissimo e quantomai efficace. Grazie ad esso, infatti, i resti dello Scipionyx sono giunti ai giorni nostri in un eccellente stato di preservazione, per la gioia dei paleontologi. 

Da questo punto di vista, Ciro è dunque un unicum nel suo genere, ed è per questo che si è meritato l'appellativo di "fossile meglio conservato al mondo". Questo cucciolo presenta ancora un'ineguagliabile varietà di tessuti molli, molti dei quali mai visti prima in nessun altro dinosauro: legamenti intervertebrali, cartilagini articolari nelle ossa delle zampe, muscoli e connettivi del collo, parte della trachea, residui dell'esofago, tracce del fegato, l'intero intestino, vasi sanguigni mesenterici, capillari ramificati, fasci muscolari degli arti posteriori e della coda composti da cellule ancora perfettamente striate, e addirittura i batteri che colonizzavano l'intestino.

Tutte queste straordinarie caratteristiche portarono la comunità internazionale a classificare lo Scipionyx come uno dei fossili più importanti dell'intera storia della paleontologia, tant'è che nel 1998 Ciro riuscì addirittura a conquistare la copertina di Nature, la rivista scientifica più importante al mondo. Negli anni successivi, inoltre, i paleontologi Cristiano dal Sasso e Simone Maganuco, con l'ausilio di tecniche innovative come la fotografia in luce UV, la TAC e la microscopia elettronica a scansione (SEM), hanno analizzato il fossile anche a livello cellulare. Le loro scoperte sono state racchiuse in un volume di quasi 300 pagine, dal titolo Scipionyx Samniticus (Theropoda: Compsognathidae) from the Lower Cretaceous of Italy

Non male per un piccolo cucciolo di dinosauro alto appena venti centimentri, vero?




FotoTeschio di un Tirannosaurus Rex esposto in un museo
Foto
notizie Prelibatezze a Bruxelles Le golosità di Amanda Team tengono alto il valore del Made in Italy in Belgio
Foto
notizie Ristorante Pizzeria Il Basilico, la cucina tradizionale italiana in Spagna si arricchisce di un’originale innovazione   Il Ristorante Pizzeria Il Basilico si trova a Siviglia ed è nato dalla passione e dall’amore di Alessandro Di Candia per le ricette tradizionali della sua terra d’origine. Dopo anni di formazione alberghiera, insieme a suoi due amici, ha coronato il sogno di aprire il suo ristorante nel quale organizza periodicamente serate di degustazione al fine di far conoscere l’autenticità del nostro Made in Italy che fa la differenza nel settore della ristorazione estera. Il menù del suo ristorante cambia in base alla stagione ed è in grado di soddisfare ogni esigenza di palato. Immersi in un’atmosfera calorosa e accogliente potrete avventurarvi nell’esplorazione e scoperta dei sapori unici e speciali italiani. Alessandro non smette mai di stimolare la curiosità dei suoi clienti e orientarli nella scelta delle specialità che prepara quotidianamente con creatività perché ogni ricetta tradizionale ha sempre bisogno di un tocco di innovazione e originalità. Ce lo racconta in questa esclusiva intervista.
Foto
notizie Chez Theo, in Belgio le lasagne “sbuffano” all’italiana   Massimo Di Prima e la moglie, a Mons, portano avanti la grande tradizione della pasta fresca italiana. La sfoglia della loro lasagna, tirata e ruvida, lascia delicatamente fuoriuscire il ragù se premuta con la forchetta. Come ogni lasagna bolognese che si rispetti.
Foto
notizie Les Agrumes d’Italie de Nino, il regno delle tradizioni culinarie siciliane e non solo   “Les Agrumes d’Italie” de Nino a Mouxy, in Francia, è un vero tempio del Made in Italy di altissima qualità e varietà. All’interno del suo emporio potrete trovare un’ampia gamma di prodotti tipici italiani che non troverete da nessun’altra parte. Il Signor Nino si è specializzato soprattutto nella vendita degli agrumi siciliani e di altri prodotti tipici della sua terra d’origine come gli arancini. Varcare la soglia del suo emporio significa respirare un’atmosfera di sapori invitanti e ammalianti dei quali è inevitabile innamorarsi. I suoi prodotti hanno alla base una selezione accurata perché Nino ci tiene tanto ad offrire alla sua vasta clientela solo il meglio che merita tanta cura e che non si può fare a meno di declamare. L’accoglienza di Nino è speciale perché oltre a fare degustare le proprie specialità, egli non smette mai di dispensare consigli su accostamenti di ingredienti, ricette e tradizioni tipiche siciliane. Molti sono i riconoscimenti che Nino ha ottenuto grazie al suo emporio come la certificazione per “i migliori agrumi italiani in Francia” di cui ne è tanto orgoglioso. Di come è nata questa sua forte passione per l’autentico Made in Italy che poi si è tramutato nel suo lavoro attuale discutiamo con Nino in questa interessante intervista.