Negli stessi anni anche i fratelli di Achille aprono due nuovi ristoranti: il “Garda” con Giovanni Garzia, e il “Caprera” con Renato ed Enrico Garzia. La famiglia Garzia inizia così la grande tradizione della cucina portodanzese.
Con la II Guerra Mondiale i progetti per la costruzione del nuovo ristorante subiscono un rallentamento e la famiglia Garzia, come gran parte della popolazione, si rifugia a Roma. Un aneddoto, prima della partenza nonno Achille nasconde sotto le cantine, antichi magazzini del porto di Nerone pertinenti al ristorante, tutte le stoviglie, argenterie e attrezzature di sala e cucina sperando di salvarli dai tumulti dell’invasione dei nazisti e dai bombardamenti. E cosi è stato, perchè al rientro ad Anzio, dopo lo sbarco degli Alleati il 22 gennaio 1944, Achille trovò intatto tutto ciò che era riuscito a nascondere. Il lavoro che li attende a quel punto è duro e faticoso, ma il fervore e la voglia di ricominciare degli anziati e quindi anche dei Garzia è tanta e nel giro di poco tempo, grazie anche all’instancabile lavoro di Achille e dei suoi figli Oreste e Rodolfo, il ristorante Turcotto rifiorisce. Nei primi anni ’60 Achille lascia in eredità il ristorante al primogenito Oreste che nel 1965 muore tragicamente. La moglie Ermelinda, con i suoi tre figli ancora piccoli, Achille, Enrico ed Evangelista prende le redini dell’azienda portandola avanti con grande tenacia e capacità organizzative. Gestione che passerà agli inizi degli anni Settanta nelle mani dell’allora giovanissimo Enrico Garzia coadiuvato dalla sorella Evangelista, settima generazione della famiglia. Oggi il ristorante Turcotto tiene alto il prestigio acquisito nel corso di quasi due secoli, grazie al lavoro di Enrico, della moglie Patrizia e delle figlie Ermelinda e Maria, continuando a essere un fiore all’occhiello della tradizione gastronomica anziate.