VINI MAROCCHESA
CATEGORIA: viniID ANTICONTRAFFAZIONE N.16398
Il vigneto del Catasto Napoleonico
Con editto Napoleonico (decreto nr. 62 del 13 aprile 1807) si forma il catasto del Regno d’Italia, attivando le operazioni di rilevamento catastale che si concluderanno, per quanto concerne la parte triveneta del territorio, solo nel 1817.
A pochi passi dalla meravigliosa Venezia si estendono i poderi “Marocchesa“, azienda agricola condotta da Michele con il supporto dei fratelli Simone ed Alessio SCARAMUZZA.
La famiglia SCARAMUZZA ha radici molto antiche e di questa terra potrebbe raccontare ogni minima evoluzione e particolare, ma la cosa più importante è che proprio qui Napoleone Bonaparte mediante il Catasto Napoleonico registrò questi terreni coltivati a vite.
Nonno Rocco Scaramuzza era portavoce della tradizione agricola iniziata dai suoi genitori e predecessori ed ha tramandato ad Alessandro la passione per le colture, lo spirito innovativo e la sua vivace intraprendenza.
Alessandro è il padre dei fratelli Michele, Simone ed Alessio; li affianca ogni giorno nel progetto di “Marocchesa“ : dare un volto ed una identità a tutto quel lavoro, studio e investimenti fatti in vigna.
Michele è molto scrupoloso ed attento nella cura del vigneto. Questo è un ambiente in cui si praticano le regole della potatura di Simonit e Sirch, metodologia che permette alla vite di dare il massimo senza stress e di avere una lunga vita: tutto sotto il controllo di Michele.
Simone ed Alessio si occupano anche delle altre colture quali cereali per produrre farine, foraggio per gli animali, grano ecc. quando arriva la vendemmia invece sono concentrati in vigna con Michele.
I fratelli SCARAMUZZA lavorano in sinergia per selezionare le migliori uve dal vigneto sostenibile, per dare al pubblico vini premium non convenzionali che si distinguono per carattere e unicità.
LE RADICI NELLA TRADIZIONE
Nonno Rocco già seguiva le orme dei predecessori ed ha tramandato al figlio ed ai nipoti tale vocazione: coltivare la terra con passione e tanta dedizione.
Alessandro ha continuato sulle orme del padre ed oggi i suoi figli Michele, Simone e Alessio si dedicano interamente all’azienda.
In campagna il rispetto del territorio è la parola chiave.
Qui Michele, Simone e Alessio riscoprono il metodo naturale di protezione delle coltivazioni: le fasce tampone.
Le fasce tampone sono costituite da impianti arborei e/o arbustivi monofilari o plurifilari, caratterizzati inoltre, per ciascun filare, dalla presenza di una fascia erbacea costantemente inerbita di rispetto.
Tali formazioni lineari devono risultare interposte tra l’area destinata ad utilizzo agricolo e la rete idraulica aziendale e/o interaziendale (corsi d’acqua, fossi o scoline).
Le siepi, definite ai fini dell’applicazione della presente misura, sono rappresentate da strutture lineari arboree e/o arbustive, comprensive di una fascia erbacea costantemente inerbita di rispetto, collegate o inserite nel contesto delle superfici aziendali destinate ad utilizzo agricolo.
Nel nostro secolo il rispetto e il mantenimento delle fasce Tampone si era quasi perso.
“Marocchesa“ non ha mai abbandonato questo metodo ed il risultato è di un ambiente in equilibrio, sano e protetto.
Quindi le Siepi Tampone propongono il miglioramento del grado di biodiversità del territorio rurale attraverso il potenziamento delle connessioni ecologiche e l’aumento della presenza di siti riproduttivi e di aree di rifugio per la fauna selvatica.
Michele ha seguito la Scuola di Potatura di Simonit&Sirch, acquisendo il diploma.
La Potatura è una fase molto importante del percorso della vite: si segna anno dopo anno lo sviluppo e la forza della vite.
Qui Michele ha scelto di assecondare, attraverso la potatura, la naturale attitudine della vite a sviluppare la ramificazione: questo è il sistema per garantire alla pianta una vita sana e lunga.
Marocchesa ha scelto l’uso di energia sostenibile; l’energia solare viene trasformata in energia elettrica senza l’uso di combustibile.
L’impianto fotovoltaico 250 kw infatti converte in energia tutti i raggi solari senza produrre “scarti di lavorazione“.
Si abbatte quindi notevolmente la produzione di anidride carbonica, un passo importante verso un mondo sempre più ecosostenibile e sempre più informato ed interessato alle tematiche ambientali.

ECCELLENZE CORRELATE
E’ una questione di stileLa tenuta Antico Colle è situata tra le vaste colline del paesaggio toscano, nel cuore dei verdi vigneti del Vino Nobile di Montepulciano.
Da oramai tre generazioni, la Famiglia Frangiosa si dedica con infinita passione alla coltivazione dei vigneti,ed è proprio grazie a questa costante passione,tramandata di padre in figlio, che nasce 'Antico Colle', azienda produttrice di vini pregiati.
La nostra filosofia si basa esclusivamente sull'amore e sulla passione per il settore vitivinicolo; qui tutto viene curato con meticolosa attenzione, avendo come punto di partenza le lavorazioni che vengono fatte nei vigneti, rispettose al massimo dei naturali processi di sviluppo delle piante.
La cura con medesima metodologia, in seguito si sposta verso quelle che sono le lavorazioni di cantina, partendo dalla vinificazione, per poi passare all'invecchiamento ed infine l'imbottigliamento ed il packaging: processi coadiuvati certo dalla tecnologia, ma sempre rispettando l'impegno tipico di una certa tradizione.
La Cantina Sociale di Quistello è nata nel 1928. Sono passati dunque 90 anni da quando un gruppo di
viticoltori la costituì.
Ci piace però pensare che la nostra Cantina fonda le sue radici in una storia ben più antica. Una storia fatta tanto di contadini quanto di poeti. Una storia che rimanda a tempi davvero lontani!
La zona di produzione del Lambrusco Mantovano è infatti una zona di antichissime tradizioni viticole e gastronomiche e per trovare le prime tracce di “Labrusca” o “Lambrusca”, come erano inizialmente chiamati i vigneti da cui deriva il nostro vino, è necessario volgere lo sguardo al passato.
A pochi km a sud est di Mantova, ad esempio, sorge un importante abitato etrusco del VI_IV sec a.C: il Parco Archeologico del Forcello. Il Forcello, che si trova nel Comune di Bagnolo San Vito, ha restituito una ricchezza e varietà di reperti davvero eccezionale. E tra questi non sono mancate preziosissime anfore da trasporto per vino.
Questi ritrovamenti supportano la tesi secondo cui il vino locale fu a lungo oggetto di esportazione.
La via marittima adriatica che giungendo dall’Egeo, sfruttava gli scali portuali di Adria e Spina, permetteva infatti di raggiungere in maniera abbastanza agevole la pianura padana, attraverso i percorsi
fluviali.
La “Labrusca” fu conosciuta oltre che dagli Etruschi anche dai Romani. Alcuni precisi riferimenti di scrittori latini nelle loro opere possono essere considerati, in tal senso, dei preziosi documenti, sulla presenza di questo vitigno e su come esso fosse conosciuto anche dalla popolazione Romana.
E’ di quasi 2000 anni fa, ad esempio, la citazione della “Vitis Labrusca” nella quinta Bucolica del poeta mantovano Virgilio che fu, evidentemente, un testimone prezioso e diretto della presenza del vitigno lambrusco nel territorio mantovano!
A tutt’oggi non è possibile risalire con precisione a quando sia stata presa in considerazione la coltivazione della vite Labrusca nel modo in cui viene concepita nei giorni nostri!
Di certo la coltivazione della vite assume un valore fondamentale alla fine del secolo XI con i monaci benedettini nei territori dell’abbazia di Polirone a San Benedetto Po. I monaci stabilivano agli affittuali il pagamento di un tributo annuo (la preménda). L’economista Ugo Ruberti rese noto come i contadini, utilizzassero l’uva dei vigneti del Lambrusco per assicurarsi un vino di alta qualità molto apprezzato dai monaci per il gusto, il profumo ed anche il colore intenso. ( Del resto già Plinio il Vecchio nella Naturalis
Historia scrive “… la vitis vinifera le cui foglie, come quelle della vite Labrusca, diventano di colore
sanguigno prima di cadere…”…)
A Ugo Ruberti, studioso quistellese, esperto d’agricoltura e viticoltura, si deve la scoperta del vigneto autoctono Grappello Ruberti. Testimonianze storiche di questo vitigno sono presenti dai primi del ’900, quando il famoso ampelografo Dal Masso dichiarò in un convegno del 1939 che per moltissimo tempo il Grappello Ruberti era stato l’unico vitigno coltivato in questa zona.
Nel 2013 il ministero dell’Agricoltura ha ufficialmente riconosciuto il Grappello Ruberti come vitigno la cui uva autoctona “è diffusa soprattutto nell’Oltrepò mantovano e in particolare nell’area della Cantina sociale di Quistello”!
Quella che in maniera semplice vi abbiamo raccontato non è che una parte di una storia davvero suggestiva che abbraccia secoli, popolazioni e territori!
E’ la storia di un vino che amiamo e a cui dedichiamo il nostro lavoro con impegno e passione consapevoli del privilegio che abbiamo nel portare avanti questa storia tanto lunga quanto speciale.
Produzione Cantina di Quistello:
Vini Rossi frizzanti: 80 Vendemmie Rosso (Lambrusco IGP di Quistello), 80Vendemmie Rosato (Lambrusco IGP di Quistello), Gran Rosso del Vicariato di Quistello (Lambrusco IGP di Quistello), Lambrusco Mantovano DOP (Lambrusco Mantovano DOP).
Vini Bianchi frizzanti: Gran Bianco di Quistello (IGP bianco Quistello), Dolce del Vicariato di Quistello (IGP bianco Quistello), Bianco Trebbiano ((IGP bianco Quistello).
Spumante Metodo Classico Brut: 1.6 Armonia
Mosti Cotti: Vin Cot, (riduzione di mosto di Grappello Ruberti di Quistello DE.CO. di Quistello).
Il vigneto del Catasto Napoleonico
Con editto Napoleonico (decreto nr. 62 del 13 aprile 1807) si forma il catasto del Regno d’Italia, attivando le operazioni di rilevamento catastale che si concluderanno, per quanto concerne la parte triveneta del territorio, solo nel 1817.
A pochi passi dalla meravigliosa Venezia si estendono i poderi “Marocchesa“, azienda agricola condotta da Michele con il supporto dei fratelli Simone ed Alessio SCARAMUZZA.
La famiglia SCARAMUZZA ha radici molto antiche e di questa terra potrebbe raccontare ogni minima evoluzione e particolare, ma la cosa più importante è che proprio qui Napoleone Bonaparte mediante il Catasto Napoleonico registrò questi terreni coltivati a vite.
Nonno Rocco Scaramuzza era portavoce della tradizione agricola iniziata dai suoi genitori e predecessori ed ha tramandato ad Alessandro la passione per le colture, lo spirito innovativo e la sua vivace intraprendenza.
Alessandro è il padre dei fratelli Michele, Simone ed Alessio; li affianca ogni giorno nel progetto di “Marocchesa“ : dare un volto ed una identità a tutto quel lavoro, studio e investimenti fatti in vigna.
Michele è molto scrupoloso ed attento nella cura del vigneto. Questo è un ambiente in cui si praticano le regole della potatura di Simonit e Sirch, metodologia che permette alla vite di dare il massimo senza stress e di avere una lunga vita: tutto sotto il controllo di Michele.
Simone ed Alessio si occupano anche delle altre colture quali cereali per produrre farine, foraggio per gli animali, grano ecc. quando arriva la vendemmia invece sono concentrati in vigna con Michele.
I fratelli SCARAMUZZA lavorano in sinergia per selezionare le migliori uve dal vigneto sostenibile, per dare al pubblico vini premium non convenzionali che si distinguono per carattere e unicità.
LE RADICI NELLA TRADIZIONE
Nonno Rocco già seguiva le orme dei predecessori ed ha tramandato al figlio ed ai nipoti tale vocazione: coltivare la terra con passione e tanta dedizione.
Alessandro ha continuato sulle orme del padre ed oggi i suoi figli Michele, Simone e Alessio si dedicano interamente all’azienda.
In campagna il rispetto del territorio è la parola chiave.
Qui Michele, Simone e Alessio riscoprono il metodo naturale di protezione delle coltivazioni: le fasce tampone.
Le fasce tampone sono costituite da impianti arborei e/o arbustivi monofilari o plurifilari, caratterizzati inoltre, per ciascun filare, dalla presenza di una fascia erbacea costantemente inerbita di rispetto.
Tali formazioni lineari devono risultare interposte tra l’area destinata ad utilizzo agricolo e la rete idraulica aziendale e/o interaziendale (corsi d’acqua, fossi o scoline).
Le siepi, definite ai fini dell’applicazione della presente misura, sono rappresentate da strutture lineari arboree e/o arbustive, comprensive di una fascia erbacea costantemente inerbita di rispetto, collegate o inserite nel contesto delle superfici aziendali destinate ad utilizzo agricolo.
Nel nostro secolo il rispetto e il mantenimento delle fasce Tampone si era quasi perso.
“Marocchesa“ non ha mai abbandonato questo metodo ed il risultato è di un ambiente in equilibrio, sano e protetto.
Quindi le Siepi Tampone propongono il miglioramento del grado di biodiversità del territorio rurale attraverso il potenziamento delle connessioni ecologiche e l’aumento della presenza di siti riproduttivi e di aree di rifugio per la fauna selvatica.
Michele ha seguito la Scuola di Potatura di Simonit&Sirch, acquisendo il diploma.
La Potatura è una fase molto importante del percorso della vite: si segna anno dopo anno lo sviluppo e la forza della vite.
Qui Michele ha scelto di assecondare, attraverso la potatura, la naturale attitudine della vite a sviluppare la ramificazione: questo è il sistema per garantire alla pianta una vita sana e lunga.
Marocchesa ha scelto l’uso di energia sostenibile; l’energia solare viene trasformata in energia elettrica senza l’uso di combustibile.
L’impianto fotovoltaico 250 kw infatti converte in energia tutti i raggi solari senza produrre “scarti di lavorazione“.
Si abbatte quindi notevolmente la produzione di anidride carbonica, un passo importante verso un mondo sempre più ecosostenibile e sempre più informato ed interessato alle tematiche ambientali.
Chi siamo
Siamo una piccola realtà a Otricoli, con circa un ettaro di terreno coltivato a 300 m s.l.m. con esposizione a Nord-Ovest e con forti pendenze.
In questo piccolo angolo di paradiso coltiviamo con passione e impegno una vigna di lunga storia, olivi e anche un orto e frutta per uso familiare.
Produciamo un vino di nicchia, direi "raro", per le modeste quantità e la grande attenzione alla qualità.
La casa era una tipica dimora contadina costruita più di 100 anni fa, al piano terra si trovava la stalla ispezionabile tramite una botola dal primo piano.
La zona era frequentata dagli abitanti del paese per la presenza di una fontanella di acqua potabile che si trovava a monte della casa, distante pochi passi dalle mura antiche di Otricoli.
Dai frutti della terra la famiglia contadina traeva massimo sostentamento al punto da essere quasi completamente autonoma.
Il terreno che scende da casa verso la via Flaminia da sempre si presta in modo ottimale per la coltivazione della vigna.
Il terreno è altamente drenante e fertile perchè milioni di anni fa il mare ricopriva tutta questa zona, come testimoniano i sassi tondi e levigati dal mare presenti nella grotta di degustazione.
I grandi vini sono prodotti in un terroir speciale e sono tante le variabili la cui magica combinazione rende unico un vino.
Tra queste, come cita il grande Paolo Lauciani: la composizione dei terreni, la complessità dei suoli, la posizione del climat rispetto ai venti, la disponibilità idrica, la capacità di drenaggio, l'altimetria, il microclima, l'età del vigneto.
Senza azzardarci a fare paragoni troppo ambiziosi ecco i dieci motivi per cui il vino Otricolaia prodotto dalla Cantina Otricolaia è unico:
Perchè l'Orticolaia è un vino speciale?
1. E' un cru di meno di un ettaro e il vino è prodotto solo dalle uve di questo cru
2. solo rame e zolfo, no diserbanti, letame delle somarelle come concime
3. terreno in forte pendenza, ventilato ed esposto a nord ovest, lavorazione tutta manuale
4. terreno a tre strati: vulcanico-drenante fluviale-argilloso
5. biodiversità garantita dalla coesistenza con piante da frutto di ogni tipo
6. piante mediamente vecchie, alcune hanno più di 50 anni di età
7. no coltivazione intensiva, distanza significativa tra i filari e tra le piante
8. affinamento in bottiglia in grotta naturale a temperatura costante
9. disciplinare Otricolaia: 2 anni in botte di legno Garbellotto, 2 anni in bottiglia
10. ogni bottiglia è etichettata e numerata a mano
" Il vino è come la poesia, che si gusta meglio, e si capisce davvero, soltanto quando si studia la vita, le altre opere, il carattere del poeta, quando si entra in confidenza con l'ambiente dove è nato, con la sua educazione, con il suo mondo. La Nobiltà del vino è proprio questa: che non è mai un oggetto staccato ed astratto, che possa essere giudicato bevendo un bicchiere, o due o tre, di una bottiglia che viene da un luogo dove non siamo mai stati"
(Mario Soldati "Vino al vino")
Informazioni di conatto:
per una visita in cantina all’indirizzo: Via Circonvallazione della Valle 4, 05030 Otricoli (TR)
per mandare un messaggio whatsapp usare il numero +39 335-380020
per mandare una mail fabpadua62@gmail.com o fabrizio.padua@sas.com