Nel 2007 erano 20.050 le imprese a controllo nazionale residenti all’estero, soprattutto in Romania, Stati Uniti e Germania. Queste impiegavano oltre 1,4 milioni di addetti, realizzando un fatturato di circa 389 miliardi di euro. Lo rende noto l’Istat in un report su “Le imprese a controllo nazionale residenti all’estero”.

In particolare, rileva l’istituto di statistica, le affiliate italiane all’estero attive in settori diversi dall’intermediazione finanziaria impiegavano oltre 1,2 milioni di addetti, con un fatturato di 305 miliardi di euro.Se poi si considera il fatturato al netto degli acquisti di beni e servizi (aggregato che rappresenta una stima, ancorché approssimativa, della creazione di valore aggiunto realizzata all’estero), il risultato ottenuto da queste imprese (al netto di quelle operanti nel settore dell’intermediazione finanziaria) è stato di 84,2 miliardi di euro. La numerosità delle affiliate italiane all’estero è più elevata nei servizi non finanziari (11.279 imprese) rispetto ai settori industriali (7.843). Tuttavia, le imprese industriali mostrano una maggiore rilevanza economica (circa 182 miliardi di fatturato e 57 miliardi di fatturato al netto degli acquisti di beni e servizi), per un totale di circa 838 mila addetti.

Il grado di internazionalizzazione del sistema produttivo italiano, spiega l’Istat, “può essere valutato sulla base dell’incidenza delle attività realizzate all’estero rispetto al complesso di quelle svolte in Italia”. Per esempio, “le attività manifatturiere realizzano all’estero un fatturato pari al 13,2 per cento di quello conseguito in Italia, mentre in termini di addetti la percentuale sale al 16,3 per cento. Percentuali più basse si rilevano per il commercio, mentre gli altri servizi (a eccezione di quelli finanziari) risultano relativamente poco internazionalizzati. La dimensione media delle controllate italiane all’estero è pari a 70,9 addetti, largamente superiore a quella delle imprese residenti in Italia ed a controllo nazionale (3,7 addetti), ma solo di poco inferiore a quella delle imprese a controllo estero che operano in Italia (86,6 addetti)”.
I principali paesi di localizzazione delle controllate italiane all’estero in termini di addetti sono: Stati Uniti (1.621 affiliate che impiegano quasi 148 mila addetti), Romania (3.925 imprese che assorbono oltre 147 mila addetti), Germania (1.404 affiliate, con quasi 117 mila addetti) e Francia (1.658 imprese che utilizzano oltre 100 mila addetti). Si segnala una significativa presenza italiana in Brasile (oltre 500 imprese con più di 94 mila addetti) e Cina (792 affiliate che impiegano più di 85 mila addetti). Diffusa è la presenza nel mondo delle attività industriali a controllo italiano. Le attività industriali a controllo nazionale risultano localizzate principalmente negli Stati Uniti, in Brasile, in Cina e nei paesi del’Unione Europea (Ue a 27). Una presenza rilevante si segnala poi in altri paesi quali Russia, Argentina, India, Messico, nonché in Sud America, Asia e Africa. Le affiliate italiane nei paesi Extra Ue a 27 sono 6.938 ed impiegano oltre 655 mila addetti, con un fatturato di 134,8 miliardi di euro. In particolare, le affiliate industriali italiane residenti nell’area extra Ue a 27 presentano una quota delle esportazioni sul fatturato pari al 32,8 per cento, con un peso dei flussi intra-gruppo sul complesso delle esportazioni del 43,4 per cento.
Il costo unitario del lavoro delle imprese manifatturiere a controllo nazionale residenti nei paesi extra Ue a 27 varia sensibilmente con la localizzazione delle imprese controllate: da oltre 40 mila euro per dipendente negli Stati Uniti e in Canada a meno di diecimila euro in Messico, Serbia, Federazione Russa, India e Cina. Il saldo tra imprese a controllo nazionale (residenti in Italia o all’estero) ed imprese residenti in Italia (a controllo nazionale o estero) è positivo e pari a 174.275 addetti, con differenziali ampiamente positivi nell’industria (quasi 356 mila addetti) e negativi nei servizi (oltre 181 mila addetti). Un approfondimento interessante riguarda la presenza di imprese a controllo italiano in Romania. Nel 2007, infatti, le affiliate italiane in Romania erano 3.925 e impiegavano oltre 147 mila addetti, con un fatturato di 6,4 miliardi di euro e una significativa presenza nei settori tradizionali del Made in Italy (tessile, abbigliamento, cuoio, calzature, mobili ed articoli sportivi).

Per quanto riguarda la struttura dimensionale e analisi settoriale, le affiliate italiane all’estero presentano una dimensione media molto superiore alle imprese a controllo nazionale residenti in Italia sia nell’industria (106,8 addetti) sia nei servizi (47,8). Queste caratteristiche dimensionali risultano tuttavia di poco inferiori alle imprese a controllo estero che operano in Italia. La dimensione delle affiliate italiane all’estero risulta superiore a quella delle controllate estere in Italia in alcuni settori, quali la produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua (155 addetti), l’estrazione di minerali (139), le industrie tessili e dell’abbigliamento (136,7), la fabbricazione di mezzi di trasporto (370,2) e l’intermediazione monetaria e finanziaria (190,1). I settori industriali caratterizzati da un’importante presenza di imprese a controllo nazionale sono la fabbricazione di macchine e apparecchi meccanici (1.056 imprese che impiegano quasi 112 mila addetti, con un fatturato di 24,1 miliardi di euro, che si riduce a 7,2 miliardi al netto degli acquisti di beni e servizi), le industrie tessili e dell’abbigliamento (909 imprese, 124 mila addetti, 5,4 miliardi di fatturato, di cui 1,5 al netto degli acquisti di beni e servizi), la fabbricazione dei mezzi di trasporto (211 imprese, 78 mila addetti con un fatturato di 27,2 miliardi, che scendono a 3,9 al netto di acquisti di beni e servizi). Seguono, con una presenza significativa, la fabbricazione di macchine elettriche e ottiche (71 mila addetti), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (65 mila addetti), la fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (61 mila addetti) e le industrie alimentari delle bevande e del tabacco (60 mila addetti).

Il grado di internazionalizzazione del sistema produttivo italiano può essere valutato sulla base del rapporto tra attività realizzate all’estero e il complesso di quelle svolte in Italia. Nell’ambito dell’industria, i settori che presentano un maggior grado di internazionalizzazione in termini di addetti sono l’estrazione di minerali (gli addetti delle controllate estere sono il 74,4 per cento di quelli presenti nelle imprese residenti in Italia), la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (32,6 per cento), la fabbricazione di mezzi di trasporto (27,6 per cento), le industrie tessili e dell’abbigliamento (27,1 per cento) e la fabbricazione di prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (24,8 per cento). Nell’ambito dei servizi, i comparti che si caratterizzano per la maggior rilevanza di controllate italiane all’estero sono il commercio (6.694 imprese, 211 mila addetti, 91 miliardi di euro di fatturato, che si riducono a 15,2 al netto dell’acquisto di beni e servizi), l’intermediazione monetaria e finanziaria (928 imprese e 176 mila addetti), i trasporti, magazzinaggio e comunicazioni (938 unità e 46 mila addetti), le altre attività professionali ed imprenditoriali (1.810 imprese e 50 mila addetti). Una presenza molto limitata si riscontra nella ricerca e sviluppo (915 addetti all’estero), nel noleggio di macchinari e attrezzature (169 addetti all’estero) e, in misura meno contenuta, nell’informatica e attività connesse (389 controllate con oltre 5 mila addetti). Infine, il grado di internazionalizzazione nel settore dei servizi risulta significativo nell’intermediazione monetaria e finanziaria (con un’incidenza degli addetti esteri su quelli residenti pari al 29,7 per cento), mentre è più contenuto nel commercio (6 per cento degli addetti), nelle attività immobiliari (5,9 per cento degli addetti) e negli alberghi e ristoranti (5,2 per cento degli addetti).
Localizzazione delle affiliate italiane all’estero. L’Unione europea (Ue a 27) – rileva l’Istat – rappresentava la principale area di localizzazione delle multinazionali italiane con il 65,4 per cento delle imprese, il 53,9 per cento degli addetti e il 65,3 per cento del fatturato (41,9 per cento al netto degli acquisti di beni e servizi) all’estero. Segue il Nord-America, con il 9 per cento delle affiliate italiane all’estero, l’11,5 per cento degli addetti e con il 9,5 per cento del fatturato. Una presenza significativa delle multinazionali italiane all’estero si registra in Asia (10,7 per cento degli addetti all’estero), in Centro e Sud America (10,6 per cento) e negli Altri paesi europei (8,3 per cento). Si segnala poi la presenza di una quota elevata di fatturato al netto degli acquisti di beni e servizi in Africa e Oceania (19 per cento), dovuta alla rilevanza dell’estrazione di minerali energetici e non energetici.
I principali paesi di localizzazione delle affiliate italiane all’estero sono gli Stati Uniti (1.621 imprese, 148 mila addetti con una quota dell’8,4 per cento sul fatturato realizzato all’estero dalle multinazionali italiane), la Romania (3.925 imprese, 148 mila addetti, ma con una quota contenuta in termini di fatturato estero, pari all’1,7 per cento), la Germania (1.404 imprese, 117 mila addetti e quasi il 16 per cento del fatturato estero) e la Francia (1.658 imprese, oltre 100 mila addetti ed il 12,6 per cento del fatturato estero). Seguono Brasile (513 imprese e 94 mila addetti), Cina (792 imprese e oltre 85 mila addetti) e Polonia (591 imprese e quasi 83 mila addetti). Nell’ambito delle affiliate italiane all’estero attive nel settore industriale, si segnala la rilevanza della Romania (1.899 imprese e quasi 125 mila addetti), del Brasile (301 imprese con oltre 68 mila addetti) e della Cina (520 imprese con quasi 67 mila addetti). Diversamente, le affiliate italiane all’estero attive nei servizi sono presenti principalmente negli Stati Uniti (1.164 unità e quasi 108 mila addetti), in Germania (994 imprese che impiegano oltre 74 mila addetti) e in Francia (1.137 imprese con quasi 40 mila addetti). L’analisi per settore di attività economica e area geografica mostra una concentrazione significativa delle imprese manifatturiere a controllo nazionale nei paesi Ue a 27 nell’industria del legno, carta, stampa e editoria (88,3 per cento del totale addetti esteri del settore), nelle industrie conciarie e nella fabbricazione dei prodotti in cuoio (85,8) e nelle industrie tessili e dell’abbigliamento (73,1). La presenza delle affiliate italiane nel Nord America è rilevante nel settore immobiliare (76,4 degli addetti esteri del settore), negli alberghi e ristoranti (51,8) e nel commercio (27,8). In Centro e Sud America essa appare concentrata in alcuni settori, quali la fabbricazione dei mezzi di trasporto (39,5 per cento), i trasporti, magazzinaggio e telecomunicazioni (35,8 per cento) e la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (29,8 per cento).
Le multinazionali italiane presenti in Asia registrano una concentrazione significava nella ricerca e sviluppo (48,3 per cento degli addetti esteri del settore), nella fabbricazione di macchine ed apparecchi meccanici (29,8 per cento), nell’estrazione di minerali (25,6 per cento) e nelle altre industrie manifatturiere (25,2 per cento). Si segnala, per l’Africa e l’Oceania, una rilevante presenza di controllate italiane nei settori dell’estrazione di minerali energetici e non energetici (22,1 per cento), nelle costruzioni (19 per cento) e nella fabbricazione di prodotti di minerali non metalliferi (11,8 per cento). Significative differenze si rilevano nel costo del lavoro in relazione alla localizzazione delle affiliate estere nei paesi extra Ue a 27. Il costo unitario del lavoro risulta elevato negli Stati uniti (48,8 mila euro) e in Canada (41 mila euro), mentre è particolarmente contenuto in Cina (3,1 mila euro), in India (5,1 mila euro), nella Federazione Russa (5,3 mila euro) in Serbia (5,9 mila euro) e in Messico (7,7 mila euro).
FONTE: IL VELINO – IMPRESE

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