”Il 40% della crescita della produttivita’ in Europa e’ resa possibile dall’interazione tra tecnologia dell’informazione e capacita’ di comunicazione con le attivita’ dell’industria, dei servizi e del settore pubblico; questo valore potrebbe crescere in modo esponenziale con la graduale fuoriuscita dalla crisi, qualora le tecnologie dell’informazione siano adottate piu’ ampiamente”. Lo rende noto, Bridget Cosgrave, Direttore Generale di DIGITALEUROPE citando i risultati del rapporto Visione 2020.

Le tecnologie digitali giocano un ruolo strategico nella creazione di opportunita’ di crescita degli scambi intra ed extra comunitari per le industrie manifatturiere, dei servizi, ambientali e culturali. ”L’industria digitale sta adottando un approccio proattivo per identificare quei fattori di successo immediato che possano mostrare la nostra capacita’ di attivare competitivita’ e sostenibilita’ anche in altri settori in tutta Europa” ha aggiunto Cosgrave.

La competitivita’ e la prosperita’ dell’Europa nell’era della globalizzazione digitale sono indissolubilmente legate ad un settore ICT dinamico, si afferma nel nuovo rapporto di DIGITALEUROPE. E’ di fatto un chiaro messaggio dei leader del settore high-tech all’apparato decisionale dell’Unione europea sugli elementi essenziali da adottare per accrescere la futura competitivita’ dell’Europa. Uno degli obiettivi deve essere quello di assicurare una copertura a banda larga su quasi il 100% del territorio UE entro il 2015, fornendo agli utenti una connessione almeno a 2 MB, assicurata per un buon 30% da un’infrastruttura a fibra.
”Per prosperare, l’Europa deve investire nelle reti di nuova generazione e nei servizi: ‘Internet ovunque’ e’ essenziale” precisa la Cosgrave, che sottolinea anche la necessita’ per l’Europa di essere al contempo ospite e sede di una sana ricerca e sviluppo del settore ICT: ”Per condurre realmente il gioco, dovremmo aumentare la spesa in ricerca e sviluppo almeno al 3% rispetto al PIL europeo entro il 2015”.
Altro segmento dalle sicure potenzialita’ di crescita e’ quello della Sanita’. Si stima che il valore di mercato del cosiddetto ‘eHealth’ valga circa 20 miliardi di Euro, pari al 2% dell’intera spesa sanitaria dell’UE. Non secondario poi l’impatto che l’effettivo uso dell’ICT puo’ avere sui Trasporti e sulla Logistica, se e’ vero che l’adozione di una rete di trasporti tecnologicamente avanzata ed integrata puo’ generare una riduzione di emissioni di CO2 del 10% entro il 2015.
Quanto espresso a livello europeo vale ovviamente, e a maggior ragione, nel contesto italiano. Sebbene l’Industria italiana di apparati e sistemi per le telecomunicazioni detenga la quarta posizione all’interno dell’Unione europea a 27 Stati per dimensione di fatturato totale (8,5%), dopo Finlandia (36,4%), Germania (20,3%) e Francia (11,1%), in Italia il fatturato globale 2009 del comparto si e’ attestato sui 7,5 miliardi di euro con una flessione del 19% rispetto all’anno precedente. Le esportazioni (1,5 miliardi di euro) hanno registrato un calo del 33% rispetto al 2008.
”40.000 addetti trovano oggi occupazione in Italia nel settore ICT – ha affermato Cristiano Radaelli, Vice Presidente ANITEC. ”Un numero certamente significativo nonostante le perdite occupazionali, stimabili in circa 5.600 addetti, indotte dalle difficili condizioni di mercato dell’ultimo biennio”.
”Questi valori potranno ampliarsi ulteriormente nei prossimi 5 anni, dal momento che il 90% dei posti di lavoro richiedera’ competenze ICT entro il 2015. A livello europeo si stima che nei cinque anni a venire la creazione di nuovi posti di lavoro possa essere superiore alle 300.000 unita’. E ci auguriamo che tali incrementi possano interessare anche l’occupazione italiana nel settore”.
”Anche per i produttori di apparati ICT – ha proseguito Radaelli – il 2010 si apre con un lieve risveglio dei livelli di attivita’ industriale, che nel mese di marzo hanno registrato un recupero su base annua vicino al 10%. Un dato incoraggiante che conferma la capacita’ dell’industria nazionale di reagire alla crisi, ma a cui occorre guardare con prudenza perche’ il confronto avviene con il difficile 2009, un anno con livelli di produzione industriale ai minimi storici”.
”Le tecnologie ICT, per l’intrinseca capacita’ di procurare efficienza trasversalmente in tutti i business, sono straordinarie enabler dello sviluppo economico – ha concluso Radaelli. ”Ad esse andrebbe riservato un ruolo di primo piano nell’agenda governativa sui futuri investimenti”.(ASCA)

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