Basilicata: si aprono i lavori per l’ “Archivio della cultura gastronomica”
finanziamenti per l’innovazione Un antico mulino che tornerà a macinare la cultura pastaia e molitoria di un tempo, 30 piatti tipici da tramandare alle nuove generazioni e un itinerario turistico della montagna materana da scoprire e valorizzare. Sono alcuni dei risultati raggiunti in occasione dell’avvio dell’ “Archivio della memoria, gastronomia cucina e gente della nostra terra” nell’ambito del lavoro di ricerca e di valorizzazione, promosso con il progetto di Centro Internazionale per gli Studi e la Cultura della Dieta Mediterranea, voluto dalla Camera di commercio di Matera.
Per due giorni Umberto Montano, coordinatore del progetto, ha fatto da anfitrione lungo l’itinerario della memoria culinaria, nelle cucine di alcune massaie del posto, che si sono cimentate nella preparazione di pietanze genuine e invitanti e altro ancora. Sono state oltre 30 le video ricette filmate ed entrate a far parte del 1° capitolo dell’Archivio, che mette insieme storia di vita e di cucina tipica lucana come: maccheroni fatti in casa di diversa pezzatura, con sugo di carne mista, fagioli o ceci, spruzzatine di rafano e soffritti con sugna, olio extravergine di olive e cipolla, e poi baccalà con peperoni cruschi, pastorale e dolci come calzoni con ricotta e cannella ripieni di impasto di castagne. Nelle pagine del lavoro, che toccherà via via tutti i centri del Materano, troveranno spazio anche i beni culturali e ambientali del territorio, con visite guidate a vecchi molini e al centro storico.
A Stigliano il sindaco Leonardo Digilio, in occasione di una visita guidata all’antico mulino dell’ingegner Artemio De Sortis, che annovera un sistema produttivo del ‘900, ha annunciato di aver attivato un concreto percorso per acquisire e valorizzare quell’antico presidio. “Fa parte – ha detto Digilio – della storia cerealicola della montagna materana, insieme ai pastifici e alla produzione del grano duro senatore Cappelli.
Entusiasta anche il professor Alberto Sorbini, antropologo della storia dell’alimentazio, componente del Centro Studi per la Dieta e la gastronomia mediterranea e direttore dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea. “Mi hanno colpito – ha detto Sorbini- la continuità della tradizione gastronomica dei piccoli centri del Materano, che si è trasmessa da una generazione all’altra, preservata grazie alle condizioni di isolamento e alla tradizione orale. Colpiscono anche le piccole differenze di preparazione di piatti simili in centri che distano pochi chilometri l’uno dall’altro, l’autarchia della cucina locale che utilizza tutto quello che in natura si produce e poi l’assenza dell’uovo nella preparazione delle paste. L’uovo,evidentemente, era utilizzato, evidentemente solo come prodotto da vendere’’.
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